Produzione alimentare convenzionale ed eccessivamente industrializzata vs agricoltura biologica

Oggi esistono due sistemi principali per la lavorazione dei prodotti agricoli, dai produttori ai consumatori. Uno è l’agricoltura convenzionale semi-industriale e l’altro è l’agricoltura biologica.

A mio avviso, nessuno dei modelli esistenti può soddisfare le esigenze alimentari di una popolazione mondiale in crescita in modo sostenibile e a lungo termine. Nessuno di essi garantisce un equo ritorno e una fattibilità economica per tutti gli operatori della filiera. Negli ultimi decenni, il prezzo è diventato l’unico pilastro della strategia di concorrenza del mercato.

Pertanto, noi tutti, collettivamente, paghiamo un prezzo enorme per il cibo a buon mercato!

Per questo sono convinto che sia giunto il momento di trovare una nuova strada da percorrere: bisogna trovare una via di mezzo tra agricoltura industriale e biologica e tornare al buon senso!

È tempo di cambiare mentalità e mettere “qualità a un prezzo equo” al centro della nostra politica aziendale, invece di “volume elevato a prezzo basso”.

L’agricoltura industriale pone troppa enfasi sul prezzo.

Possiamo facilmente identificare i tre punti critici del sistema tradizionale e iper-industrializzato dell’agricoltura e delle relative industrie di trasformazione:

PRESSIONE VOLUMETRICA 

Gli agricoltori, per SOPRAVVIVERE, possono mettere a repentaglio la salute del suolo, la fertilità a lungo termine e la salute degli animali. I trasformatori possono mettere a rischio la qualità del prodotto finito a causa della concorrenza sui prezzi e dell’enorme pressione, che alla fine possono mettere a rischio la salute del consumatore.

ECCESSIVA PRODUZIONE

Produttori e trasformatori stanno lavorando insieme per ridurre i costi attraverso economie di scala e di scopo, in modo che l’offerta sia superiore alla domanda del mercato.

MARGINE

I prezzi promozionali sono spesso inferiori ai prezzi di produzione effettivi. Questa significativa differenza tra prezzi promozionali e prezzi effettivi confonde il consumatore, che perde così la capacità di percepire il valore effettivo di un determinato bene.

Il risultato è il degrado ambientale, il mancato rispetto degli standard di benessere degli animali, la sovrapproduzione e il cibo di bassa qualità. Inoltre, prezzi al consumo non chiari e una società confusa e in cattive condizioni di salute.

Ci sono solo due esempi di metodi eccessivi nell’agricoltura industriale:

  • Vale la pena accorciare all’estremo la durata della vita di una mucca, spremendo da essa 40-50 litri di latte al giorno, provocando così una sovrapproduzione di latte che mantiene permanentemente i prezzi al di sotto dei 30 centesimi di euro (105 fiorini)?
  • Ha senso promuovere la diffusione di un numero crescente di razze suine che partoriscono 30 suinetti all’anno, anche se la madre non ha sufficienti mammelle per i cuccioli, solo per mantenere la sovrapproduzione di carne?

 

Ne vale la pena? Ha senso? Non credo! Se continuiamo così, questo modello di produzione rovinerà l’umanità.

Quando si parla di agricoltura biologica, ci troviamo di fronte ai problemi esattamente opposti:

  • Non trasparente: la comunicazione con i clienti è spesso non trasparente e per nulla equa.
  • Incertezza: l’eccessiva dipendenza dalla natura, e la mancanza di accertamenti si traduce in una perdita di controllo sul raccolto, lasciandoci vulnerabili.
  • Troppo costoso: i prodotti biologici sono disponibili solo per un segmento ristretto e benestante della popolazione.

 

Quest’ultimo punto, però, è fondamentale. I prodotti biologici non sono disponibili per la maggior parte della società a causa dei prezzi e, inoltre, l’agricoltura biologica non è in grado di soddisfare le esigenze alimentari di una popolazione mondiale in crescita.

Alcune riflessioni aggiuntive per evidenziare le carenze dell’agricoltura biologica:

  • Vogliamo davvero credere alle storie sull’agriturismo su mondi onirici quasi fiabeschi, che riguardano solo la felicità, la salute, l’apparenza della perfezione? Che una piccola fattoria, con un orto, una coppia di capre, due maialini e galline, si occupi degli innumerevoli ospiti che vengono da loro e nutra decine di persone con cibo sano solo facendo affidamento sulle proprie risorse?
  • Possiamo essere sicuri che tutti i prodotti biologici che troviamo nei negozi sono realizzati nel pieno rispetto delle normative e tutti i loro parametri le rispettano?
  • Molti prodotti biologici vengono importati da paesi extra UE, come Egitto, Marocco, Tunisia… Chi verifica che questi paesi abbiano reso le loro normative pienamente compatibili con l’UE e che siano state rispettate durante il processo produttivo?

 

La mia idea di riorganizzazione della filiera è un nuovo modello che accompagna la produzione alimentare dai produttori attraverso trasformatori e venditori fino ai consumatori:

HonestFood: gustoso, sano, conveniente 

Un nuovo modo per la produzione, la trasformazione e il commercio dei prodotti agricoli.

La salute richiede un approccio cosciente

Proteggere la salute umana è uno dei pilastri fondamentali di HonestFood. Una società sana non solo rappresenta un costo minore per il servizio sanitario nazionale, ma è più felice, più produttiva e, infine, più longeva.